Come si fa?
Proprio oggi leggevo un’articolo che parlava dell’aumento del prezzo e spostava l’attenzione sull’esigenza di cambiare rotta, ovvero di ridurre le importazioni al minimo e puntare all’autosufficienza nazionale.
WEI, finalmente! Si dice meglio tardi che mai..
C’è stato bisogno della “pandemenza” e di una pseudo guerra per farci aprire gli occhi?!
Come al solito siamo indietro anni luce e abbiamo proseguito per decine di anni a non parlare di cosa ci fosse nei cereali che consumavamo, continuando a vivere con i paraocchi!
Questi alcuni dei dati dell’articolo di coldiretti che ho letto stamattina:
– l’italia importa oggi il 64% del proprio fabbisogno del grano per la produzione di grano e biscotti
– I pastai lamentano di avere scorte di farina solo per poche settimane e annunciano chiusure a causa della mancanza di rifornimenti dall’estero
– In Italia negli ultimi 10 anni sono scomparsi 1 campo di grano su 5 perchè le grandi aziende, le industrie della panificazione e della pastificazione, hanno preferito continuare ad acquistare in modo speculativo grano/farina sul mercato mondiale anziché garantirsi approvvigionamenti sul territorio nazionale
– Oggi ci sono le condizioni produttive per ridurre la dipendenza dall’estero (questo c’era anche prima, aggiungo io)
Fra tutte le scelte che negli anni abbiamo fatto io e la mia famiglia con Nel Nome del Pane, c’è stata anche una lunga ricerca e indagine rispetto alla provenienza delle materie prime che avrebbero fornito.
Alcuni mulini che ci fornivano farina di Farro biologica e Senatore Cappelli, mulini molto grandi, semi industriali per capirci, infatti, ci hanno dato risposte che non ci sono piaciute molto: in poche parole non erano in grado di dichiarare la provenienza del cereale, se non che fosse UE o non UE, e questo, oltre ad avermi deluso un bel pò, mi ha anche dato lo stimolo per cambiare definitivamente rotta.
Allora ci fornivamo già per il 100% del nostro fabbisogno di grano tenero dal mulino locale (Pransani) con cui collaboriamo da anni attraverso progetti di filiera, economia sostenibile e locale, iniziando ad avviare anche la filiera per il farro e l’anno successivo per il Senatore Cappelli. Così grazie alla collaborazione con il mulino e con aziende agricole locali, in un paio di anni siamo riusciti a garantirci il 100% della farina che trasformiamo, producendola sul nostro territorio in provincia di Forlì Cesena.
Fra i motivi per cui facciamo questo c’è sicuramente l’intenzione di aiutare l’economia locale e la sostenibilità, garantendo un reddito minimo per ettaro alle aziende agricole che coltivano per noi il cereale, ma anche la sicurezza e la garanzia di riuscire a fare il pane indipendentemente dalle politiche economiche e sociali che influiscono sull’economia dei cereali nel mondo.
In questo modo sappiamo sin dall’inizio di ogni anno quanto pagheremo il grano e sapremo che il quantitativo di farina che ci occorre è al sicuro!
Questi aspetti, infatti, mi stanno talmente tanto a cuore che nel 2018 ho avviato un progetto agricolo rilevando un podere in stato di semi abbandono per coltivare una parte del cereale che utilizziamo al forno, in modo da essere assolutamente più che certo di conoscere chi coltiva il grano e come lo coltiva, e poter seminare le varietà che più ci interessano avendo sempre il ciclo di produzione (dal seme al pane) sotto controllo. Inoltre come vi ho già raccontato più volte è un’esperienza importante che mi permette di capire cosa vuol dire fare il pane a tutto tondo.
Aver intrapreso questa strada 10 anni fa mi permette oggi non solo di leggere le notizie sull’aumento dei prezzi del grano con un punto di vista differente, ma anche di prenderle a cuor leggero sapendo che non mi riguardano o quanto meno non impattano sulla nostra filiera in quei termini!
Queste scelte, non sempre facili, hanno richiesto tanta fatica, impegno, studio e ricerca, ma ci permettono, anche in queste epoche, di continuare a garantirvi il pane quotidiano.. e questo a suo volta mi da la consapevolezza di come le scelte che facciamo possano influenzare il nostro territorio, la sua comunità e la semplice vita di tutti i giorni!
Tutto questo non per vantarmi perchè noi siamo stati lungimiranti e da anni ci siamo preoccupati di concentrarci sul territorio e sviluppare una filiera tutta locale, ma per raccontarvi che non è un’utopia bensì una possibilissima realtà!
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