Un nuovo megastore
Questa nuova avventura ha lo scopo principale di rafforzare il rapporto diretto con le persone che acquistano il nostro pane e il nostro territorio.
Da tempo ho capito che il nostro pane quando finisce sugli scaffali di un rivenditore purtroppo perde di valore. Con questo non voglio mancare di rispetto e di riconoscenza ai nostri fantastici rivenditori a cui vogliamo un mondo di bene, alcuni di loro sono storici fanno parte del nostro percorso di crescita, ci sono rivenditori che serviamo da più di 30 anni che sono quasi parte delle famiglia, perciò non possiamo fare altro che ringraziarli per la fiducia e la stima dimostrata negli anni.
Se i nostri prodotti perdono di valore non è solo ed unicamente responsabilità del rivenditore ma anche per una ragione fisiologica, quando il filo si allunga, e la strada che il pane fa dal produttore al consumatore diventa tortuosa, vengono inevitabilmente persi dei contenuti. Il rivenditore non conosce tutti i passaggi che ci sono dietro al nostro pane, non conosce il vero motivo che ci spinge a fare tutti i giorni il lavoro che facciamo nel modo in cui abbiamo scelto di farlo, non conosce esattamente tutti gli ingredienti o tutti i passaggi che ci sono stati per arrivare a quel tipo di prodotto. sono aspetti che soltanto noi conosciamo a fondo e possiamo trasmetterli agli amici clienti.
Oggi in ambito panificazione c’è molta confusione. Fare il pane con il lievito madre e i grani “antichi” è diventata una moda e questo in un certo senso è un bene, ce ne fossero delle mode di questo tipo, però questa moda ha fatto si che molti produttori panificatori o pasticceri, interessati a quella che ormai oggi è concretamente una fetta di mercato, si dedicano alla produzione di pani a lievitazione naturale con farine di grani antichi, etc… questo purtroppo ha generato una grande confusione perché oggi si può dichiarare pane con lievito madre anche il pane fatto con il lievito madre in polvere, venduto in sacchi come quello della farina, si può vendere pane e dichiararlo integrale anche quando in realtà la farina integrale è soltanto una percentuale oppure è fatto con farina “0” con aggiunta di crusca, oggi si può vendere pane con farina di grani antichi quando in realtà nel pane ce n’è solo una percentuale molto spesso inferiore al 50%.
Anche per questo se non siamo noi a vendere raccontando come lo facciamo, il nostro pane, spesso, viene equiparato a pane fatto con queste strategie. Si le chiamo strategie perchè per me non sono altro che strategie di mercato, si cerca di dipingere un prodotto con un colore che in realtà non è il suo colore originale. Io a volte vedo queste strategie molto simili a delle truffe legalizzate. Noi vogliamo discostarci completamente da questo modo di fare, anzi in realtà lo facciamo da sempre. Sapere che tutto il lavoro e le scelte che sono dietro al nostro modo di lavorare e dentro il nostro pane non vengono recepite completamente dagli amici che mangiano i nostri prodotti ci ha messo nelle condizioni di trovare un modo con cui il nostro lavoro possa essere valorizzato al massimo.
Facciamo tanta fatica per fare il nostro lavoro nel miglior modo possibile e sapere che una parte di tutto questo processo viene “persa” e non arriva fino al cliente ci dispiace.
Cosa ci ha spinto a farlo?
Sono certo che vendendo direttamente il nostro pane saremo in grado di dare ai nostri prodotti il giusto valore, sapremo raccontare tutta la fatica e la passione che ci sono dentro i nostri prodotti. Contengono storie di vita di persone come il mugnaio, l’agricoltore, la varietà del grano come e da chi è stata coltivata perchè abbiamo scelto questa farina piuttosto che un’altra. Questi ed altri aspetti mi hanno fatto pensare che se riuscissimo a vendere direttamente alle persone il nostro pane sarebbe molto più efficace, dico efficace perché sappiamo che il lavoro che stiamo facendo è molto legato al territorio e alla sua salute, esseri umani compresi.
È un modo per essere più collegati e più vicini alle persone e al nostro territorio. Questo aspetto è una parte fondamentale del nostro lavoro, alla fine lavoriamo per il benessere di tutto questo. In fondo, anche se non ne siamo consapevoli, siamo una comunità, siamo tutti collegati noi e il territorio in cui viviamo. Noi siamo soltanto la parte finale di una filiera che è fatta di persone che operano nel nostro territorio, il nostro scopo con l’apertura di questo negozio è cercare di valorizzare al massimo il lavoro di queste persone e i prodotti del nostro territorio.
Uno dei motivi principali che ci spingono ad affrontare questa avventura è quello di poter dare la possibilità a più persone possibili di mangiare il nostro pane e i nostri prodotti da forno. Crediamo che il miglior modo per farlo è acquistandolo direttamente da noi, dove potervi raccontare cosa c’è dentro e dietro ad ogni nostra creazione. Un grande valore aggiunto che permette di gustare e capire a fondo il progetto Nel nome del Pane.
Perchè abbiamo scelto Forlimpopoli?
Abbiamo scelto Forlimpopoli perché siamo convinti che le cose possano funzionare bene fin da subito. È da tanto tempo che seminiamo e distribuiamo il nostro pane nel paese. Forlimpopoli è ormai come una seconda casa, come sapete, da circa 15 anni tutti i giovedì vado a fare mercato. Ormai conosco tutti, e tutti conoscono me e i nostri prodotti, in tutto questo tempo si è creato un rapporto di fiducia e stima reciproca che quando ho iniziato tanti anni fa nemmeno riuscivo ad immaginare.
Da quando ho iniziato ad oggi il lavoro al mercato è aumentato in maniera incredibile, nonostante questo sono convinto che molte altre persone vorrebbero mangiare in nostri prodotti ma faticano ad acquistarli perchè siamo presenti soltanto al giovedì mattina, mentre molte altre invece li acquisterebbero anche gli altri giorni della settimana, per questo da tempo ho pensato che prima o poi avremmo dovuto aprire un punto vendita fisso. Questi non sono gli unici motivi, c’è anche da dire che il mercato dei produttori biologici, dall’attuale amministrazione comunale, non è tenuto in grande considerazione e non viene valorizzato come secondo me dovrebbe.
L’amministrazione comunale che ha fatto nascere il progetto del mercato, capitanata dall’assessore Michelacci, aveva tutt’altre intenzioni, erano molto attenti alle esigenze dei produttori e avevano lo scopo di ampliare il progetto. Questo atteggiamento avrebbe mantenuto vivo l’interesse di tutti, me compreso, mentre ora, nonostante il lavoro sia in aumento, sento la mancanza di stimoli, mi manca il sentirsi parte di un progetto più ampio che coinvolge tanti aspetti di una comunità che per me hanno un enorme valore. Anche per questi motivi ho pensato all’apertura di un negozio. Non so ancora se cesserà l’attività del mercato, sinceramente non vorrei farlo ma credo che decideremo strada facendo.
Una decisione in famiglia
Abbiamo impiegato tanto tempo prima di prendere questa decisione, io è da tempo che vorrei fare questa esperienza ma in famiglia mia mamma e il “vecchio” non sono proprio entusiasti. Loro hanno lavorato una vita e non capiscono l’esigenza di buttarsi in nuove avventure. Emotivamente non è stato semplice ma in qualche modo sono riuscito a convincerli dopo avergli illustrato pro e contro e soprattutto dopo avergli spiegato le motivazioni che spingono il progetto Nel Nome del Pane ad affrontare questa novità ed aprire un nuovo punto vendita in una realtà differente dalla piccola Dovadola.
Ora siamo tutti convinti che sia la scelta giusta e attendiamo curiosi un vostro riscontro. In ogni modo comunque vada sarà un esperienza che ci cambierà e ci permetterà di crescere. In fondo è quello che siamo venuti a fare su questo mondo. Crescere per essere migliori.
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